Ripartono le fiere e la calzatura torna a correre

Le fiere ripartono. Sabato si comincia con la Shoes Düsseldorf, punto di riferimento per la Germania, che resta uno dei principali mercati sia per il distretto calzaturiero fermano–maceratese (che nel primo semestre 2022 ha rappresentato il 48% dell’export regionale marchigiano) e più in generale per il l’intero comparto italiano. Il problema di trovare mercati alternativi alla Russia, che ordina ma con il contagocce, diventa quindi persistente a fronte di una situazione geopolitica caratterizzata da una instabilità diffusa.

Il settore ha fretta di recuperare i livelli pre-pandemia

A seguire, oltre al Micam (18 – 20 settembre a Milano Rho Fiera) per cui ci sono grandi aspettative arriva Lineapelle, che taglia il traguardo delle sue prime 100 edizioni. A conferma della portata dell’avvenimento, saranno 1.100 gli espositori, contro i 960 di febbraio 2022.

Il settore ha fretta di recuperare i livelli pre-pandemia, proprio mentre per l’intero continente europeo si prospettano nuove preoccupazioni riguardanti la sfida energetica. Così Giulio Felloni, presidente nazionale di Federazione Moda Italia-Confcommercio, interviene in merito ai rincari che stanno colpendo anche il settore della moda.

Necessità di un intervento strutturale a favore delle piccole e medie imprese

“L’aumento assolutamente insostenibile dei costi dell’energia colpisce veramente tutti i comparti, in modo particolare quello del settore della moda che vede nelle prospettive future una grave difficoltà nel poter mantenere posizioni fondamentali all’interno dei centri storici e allo stesso tempo nella necessità di tutelare centinaia di migliaia di posti di lavoro. Ritengo che la strada intrapresa insieme al nostro presidente Confederale, Carlo Sangalli, sia un percorso che punta sì al dialogo ma che nel contempo sottolinea con forza l’improrogabile necessità di un intervento strutturale a favore delle piccole e medie imprese che sono parte integrante ed essenziale per la salvaguardia delle città e dei centri storici.”

L’attesa per le nuove elezioni si fa sentire anche tra gli imprenditori del comparto. Così continua: “Da chi ci verrà a governare ci aspettiamo risposte adeguate, ma ora è urgente estendere e incrementare il credito d’imposta anche alle nostre imprese del dettaglio moda che, pur non essendo classificate come energivore e gassivore, necessitano di un aiuto immediato per far fronte a costi sempre più importanti e margini sempre più risicati, ai limiti della sopravvivenza, dei 191.544 punti vendita del settore moda e dei 278.964 addetti”