Moda: ripartono imprese e negozi

Moda 2021: imprese e settore in ripresa

La ripresa del settore nel 2021, sebbene non completa, emerge da un’indagine di Banca d’Italia20*, che evidenzia, pure come a novembre 2021 le imprese della moda intervistate si mostravano positive sulle prospettive rispetto al 2022. Dal sondaggio deriva come nei primi nove mesi del 2021 il 70% delle imprese industriali e, in misura minore, il 60% di quelle del fashion (tessile, abbigliamento, pelli e calzature) abbiano registrato un aumento (variabile da +1,5% a oltre +25%) del fatturato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente21.

Questo dato conferma il quadro già delineato sopra di maggior difficoltà della moda, rispetto ad altri settori, a recuperare appieno quanto perso con lo scoppio della pandemia. Analogamente, quasi tre imprese del settore su quattro prevedono di chiudere l’esercizio 2021 con un pareggio o utile di bilancio, contro circa il 90% di quelle industriali in senso stretto. La ricaduta di questa debolezza appare anche dal fatto che solamente il 41% delle imprese del settore si aspetta di tornare ai livelli di attività pre-crisi entro la fine del 2021 (72% delle imprese dell’industria in senso stretto). Per le prospettive future nonostante le perduranti problematicità, le imprese del settore moda sono invece più ottimiste: il 60%, contro la metà del campione di quelle industriali, si attende incrementi del fatturato nei sei mesi successivi alla rilevazione22 (Fig. 6).

Moda 2021: aumentano le nuove costituzioni

Attraverso la banca dati Fashion Bank abbiamo rilevato le nuove costituzioni relative al segmento medio fine nel 2021. In totale sono state riscontrate 156 nuove aperture, a fronte di una tendenza generalmente positiva osservata nel primo semestre del 2021* che si va man mano delineando in chiusura d’anno. Nelle aziende di Confindustria Moda* infatti è in atto un recupero del fatturato rispetto al 2020 attorno al +23%, con un divario però ancora superiore al 10% se raffrontato coi livelli pre-Covid. Nell’intero anno è previsto un recupero nell’ordine del +20,6%. Considerando che nel 2020 il fatturato del tessile moda e accessori era calato sui 75 miliardi, la dinamica 2021 si tradurrà quindi in un incremento di poco superiore ai 15 miliardi di euro.

ll podio è composto dalla Sicilia in testa con 20 nuove aperture. A seguire il Lazio con 17 mentre il gradino più basso è occupato dalla Lombardia con 16. In coda alla classifica troviamo il Trentino Alto-Adige e il Friuli-Venezia Giulia con 2. Chiude la classifica il Molise con solo 1 sola nuova costituzione rilevata nell’intero arco del 2021.

In un contesto di mercato in continua evoluzione e marcato da una profonda e costante incertezza strumenti come il monitoraggio del rischio, la tutela del credito commerciale e le analisi di mercato sullo status di salute dei propri canali commerciali sono le soluzioni ideali per le aziende che vogliono continuare a crescere.

Le forme giuridiche

Per quanto concerne le forme giuridiche rilevate per le nuove costituzioni riscontriamo una prevalenza delle S.r.l con 125 delle 156 totali le società non di capitale si attestano non oltre il 20%. Nonostante il dato contingente al 2021, le società non di capitale caratterizzano ancora la maggior parte del mercato moda al dettaglio in Italia, con oltre il 70% sul totale.

Grado di rischiosità

Un ulteriore segmentazione delle nuove costituzioni avvenute nel 2021 è stata effettuata secondo l’indice di rischio Fashion Bank**

Indici di rischio


N (non valutabile) nuovissime costituzioni prive di dati finanziari e senza uno storico derivante da cessioni, conferimenti, affitti, trasformazioni societarie, continuità di fatto. In presenza di uno storico, le nuove costituzioni non rientrano nella categoria N, ma vengono valutate secondo gli ordinari indici di rischio.

X (inattive) ditte inattive di fatto in quanto hanno i punti vendita cessati, ditte inattive di diritto
D (rischio massimo) ditte protestate, pignorate, in concordato, ditte con sinistri.
C (rischio elevato) C2: ditte a rischio elevato, non affidate, con alta probabilità di default. C1: ditte a rischio elevato, non affidate, con più alta probabilità di passare a rischio B3. Richiedere garanzie ove possibile.
B (rischio basso) B3: ditte a rischio basso ma con più alta probabilità di diventare non affidate, B2: ditte a rischio basso in situazione intermedia. B1: ditte a rischio basso con più alta probabilità di passare a Rischio A3.

Fashion Bank è in grado di valutare il 38% del totale delle nuove costituzioni (B1,B2,B3,C1,C2,D,X); ciò è reso possibile grazie ad uno storico di monitoraggio trentennale all’interno del proprio database. Molte ditte, infatti, risultano essere continuazioni di vecchie società e per questa ragione non saranno categorizzate come “X”. Bensì, verrà tenuto in considerazione delle precedenti esperienze societarie che fanno capo al/alla titolare.

* Banca d’Italia, Sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi, novembre 2021. In questo sondaggio Banca d’Italia raccoglie, a livello qualitativo, le tendenze congiunturali delle imprese industriali e dei servizi italiane con almeno 20 addetti.

** Il rischio è un indice di valutazione globale di una ditta e scaturisce dall’analisi degli elementi di natura economica/finanziaria/commerciale.

Fonte: SACE